Brera

Brera, il quartiere più amato

Questa sera andiamo a Brera.

È una frase comunissima per i milanesi di tutte le età che vogliono passare una serata divertente nel quartiere più caratteristico e romantico della città. Nonostante l’invasione dei visitatori da tutto il mondo, Brera resta nel cuore dei milanesi che continuano a frequentarla, magari passeggiando nell’intreccio delle sue vie più nascoste ed evitando il richiamo dei locali più turistici.

Il fascino di Brera, insomma, resta intatto, forse perché è il quartiere più artistico di Milano, dove storia, cultura ed architettura si mescolano alla perfezione. A Brera, infatti, sin dal XIX secolo, c’è la sede dell’Accademia di Belle Arti, che ha attirato generazioni artisti.

A metà del 1800, tra le sue vie passeggiavano gli esponenti Scapigliatura, ribelli e critici, e poi, anche in tempi più recenti, scrittori e artisti come Buzzati, Montale, Gadda, Lucio Fontana, Piero Manzoni. Questo mondo creativo e colorato si riflette anche nei negozi specializzati in prodotti artistici come lo storico Cesare Crispi, dove dal 1880 è possibile trovare un’infinità di materiali: colori, pennelli, carte, telai.

Il nome del quartiere deriva dall’omonima via che lo attraversa, che parte dalla fine di via Verdi e finisce in via Pontaccio. Brera, a sua volta,  deriva dal termine longobardo braida, ovvero terreno incolto o terra chiusa.  Attualmente l’area è delimitata da via Pontaccio, via Fatebenefratelli, via dei Giardini, via Monte di Pietà, via Ponte Vetero e via Mercato.

All’interno del quartiere ci si perde nell’intreccio delle sue vie più caratteristiche: via Fiori Chiari, via Fiori Oscuri, via San Carpoforo, via Madonnina, via del Carmine, via Ciovasso e via Ciovassino. In queste vie pedonalizzate si passeggia con la calma e i suoni di altri tempi.

Nel medioevo la zona era il limite della città. Nei pressi dell’attuale via Pontaccio, c’era, infatti, una delle porte di accesso, la Pusterla Braida, poi denominata Beatrice da Ludovico il Moro in onore alla moglie Beatrice d’Este.

Il terreno era stato acquistato nel 1178 dai frati dell’ordine degli Umiliati e vi costruirono il loro monastero, l’ordine fu poi abolito nel 1571 e il convento fu preso dai Gesuiti per farne un collegio.

È questo il primo inizio di quello che oggi è Palazzo Brera, sede della Pinacoteca, dell’Accademia di belle arti, della Biblioteca Nazionale Braidense.  Ma non c’è solo arte, il Palazzo ospita anche l’osservatorio Astronomico, l’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere, l’Orto Botanico, e l’Istituto di Fisica Generale Applicata e la Società Storica Lombarda.

La costruzione del collegio venne affidata nel1615 a Francesco Maria Richini. Ne1773 venne soppressa la Compagnia di Gesù e il palazzo era ancora incompiuto, nel frattempo la zona era passata al demanio austriaco.

L’amministrazione austriaca affidò il completamento del Palazzo a Giuseppe Piermarini che lo portò a termine tra il 1778 e il 1795.

Il Palazzo divenne sede delle Scuole Palatine e un appartamento fu abitato, fino alla sua morte, da Giuseppe Parini, che aveva la cattedra di Belle Lettere nel collegio.

La Pinacoteca di Brera non ha, forse, il richiamo di massa, come gli Uffizi fiorentini o i Musei Vaticani, ma contiene grandissimi capolavori come lo “Sposalizio della Vergine” di Raffaello Sanzio, “Cristo morto nel sepolcro e tre dolenti” di Andrea Mantegna, la “Pietà” di Giovanni Bellini, “Il Bacio” di Francesco Hayez.

Le sue dimensioni consentono di apprezzare appieno e senza ressa tutte le opere esposte.

È un luogo che spesso i milanesi trascurano e che vale la pena di visitare più volte, anche solo per passeggiare nel suo cortile, osservati dall’imponente statua di Napoleone nelle sembianze di Marte del Canova.

Un altro spazio affascinante a Brera è l’Orto Botanico, un giardino storico con una grande varietà di specie botaniche. Nell’orto si trovano un ginko biloba, che è considerato un fossile vivente, un enorme tiglio e un noce caucasico. Si può passeggiare tra erbe officinali, fiori  e all’interno del giardino si trovano ancora strutture settecentesche, come una serra attribuita al Giuseppe Piermarini e la vasca in cui crescono iris e ninfee.

Ma Brera è vivace anche per i numerosi eleganti negozi di antiquariato, modernariato e moda, per i bar storici e l’offerta gastronomica.

Tutti i milanesi conoscono il bar Jamaica, inaugurato nel giugno 1911 e all’epoca addirittura dotato di telefono e macchina per il caffè espresso. Il locale è stato per anni il luogo di ritrovo, scambio, supporto (anche economico), di artisti, scrittori e intellettuali.

Il bar Jamaica è stato il testimone e il protagonista di una lunga stagione di effervescenza creativa.  Si ritrovavano qui Bruno Cassinari, Samboné, Ernesto Treccani, Ennio Borlotti con Lucio Fontana e Piero Manzoni.

Tra gli scrittori e poeti Ungaretti, Quasimodo, Branciardi si consolavano con i cocktail del Jamaica, e poi sono arrivati i giovani fotografi che hanno cambiato trasformato questa tecnica in arte: Ugo Mulas, Mario Dondero, Alfa Castaldi.

Oggi si può incontrare chi lavora nella moda e della finanza e i fedelissimi.

Un altro motivo per frequentare Brera, è il suo famoso Mercatino, che si tiene ogni terza domenica del mese.  Si può trovare di tutto tra le sue bancarelle: gioielli, bijoux d’epoca, stampe, quadri, statuine, oggetti etnici, porcellane, orologi. Una forma di shopping antica ed estremamente divertente, soprattutto adesso che, con l’e-commerce, è tutto molto impersonale.

Brera nasconde anche altre storie, non così colte e glamour. Via Formentini, era soprannominata Contrada di Tett. Il motivo è facilmente intuibile: era il luogo dei postriboli, delle case chiuse.

A Brera c’erano decine di “luoghi di perdizione”, le ragazze (e i ragazzi, si dice) arrivavano da tutta Italia, mentre i clienti appartenevano a tutti i ceti sociali.

 Sino agli anni ’50, quando le case chiuse furono abolite grazie alla legge Merlin, è stato, quindi, anche un quartiere con una nomea ambigua, da una parte l’arte e la cultura, ma dall’altra la prostituzione.

Ma tornando alla Brera colta e intellettuale, nella chiesa di San Marco, nell’omonima piazza, si trova un organo antichissimo: è il più antico della regione e il secondo più antico in Italia. È stato suonato da Mozart, e utilizzato da Giuseppe Verdi per la prima Messa da Requiem.

Nella chiesa si svolgono concerti da non perdere se amate la musica classica.

A contrasto la Brera Bohemien, si trova la vicina  via Borgonuovo, che veniva denominata come “La contrada dei nobili o dei sciori”, per i suoi imponenti palazzi signorili e nobiliari, che nascondono cortili e giardini da favola. Li potete ammirare durante l’iniziativa Giardini Aperti che si svolge un paio di volte l’anno e svela i gioielli nascosti della città.

Un’ultima curiosità: nella chiesa di Santa Maria del Carmine, nella omonima piazza, c’è una statua lignea di sant’Espedito, raffigurato con una croce in mano che reca la parola hodie e mentre con il piede schiaccia un corvo sul quale è scritto cras ( domani): è il santo che non perde tempo, fa grazie veloci, agisce in fretta. Insomma, se volete risolvere una questione da risolvere velocemente, entrate nella chiesa e rivolgetevi a lui.

È un santo in perfetta sintonia con la città, perché si sa, noi milanesi siamo sempre di fretta.